Dallo chenin al cinsault, i vini sudafricani non sono solo prodotti in modo intelligente, ma anche di grande valore.
Cape Point Fairtrade Sauvignon Blanc, South Africa 2022
Il Sudafrica produce alcuni favolosi vini pregiati, realizzati da produttori che si spingono a volte all’estremo per trovare i loro appezzamenti di vecchie viti in luoghi remoti e insoliti, e che hanno un sapore che potrebbe provenire solo da una specifica parte del mondo. Questa è una parte della storia. L’altro è la capacità delle Winelands di creare bottiglie di eccellente valore, piene di quello che gli enologi chiamano “carattere varietale”: cioè vini che hanno il sapore dell’uva da cui provengono. In molti casi, il produttore della bottiglia da 7 sterline e l’enologo che produce un “vino del luogo” straordinariamente evocativo sono la stessa persona. È il caso di Cape Point, sulla punta meridionale del Capo, che produce l’eccezionale, ricco ma incisivo Isliedh 2020 e il frizzante e appetitoso imbottigliamento Fairtrade di The Co-op.
Sainsbury’s Taste the Difference Fairtrade Chenin Blanc, South Africa 2022
Negli ultimi anni il Sauvignon Blanc è diventato uno dei fiori all’occhiello della regione del Capo; i suoi produttori hanno trovato una via di mezzo tra lo stile più sobrio e verde della Loira e lo stile vivacemente espressivo della Nuova Zelanda. Ma il sauvignon è ancora lontano dal competere con la più grande e brillante stella varietale del Sudafrica, lo chenin blanc, che è alla base di una percentuale spropositata dei vini più interessanti del Capo. Queste bottiglie possono essere espressioni monovitigno di grande valore, come il vivace e tropicale bianco secco di Sainsbury. Oppure blend bianchi in cui lo chenin è protagonista, come i due prodotti di uno dei produttori più creativi del Capo, Adi Badenhorst: il fresco e fruttato The Curator White Blend 2022 e il sorprendente e complesso Kalmoesfontein White 2020 .
Stellenrust Old Bush Vine Cinsault, South Africa 2021
L’uva rossa con cui il Sudafrica è maggiormente associato, e che non si trova in gran misura da nessun’altra parte, è un’uva che nemmeno i produttori di vino sudafricani hanno sempre amato con facilità: nel corso degli anni il pinotage non ha tanto diviso l’opinione, quanto piuttosto dato vita a una serie di discussioni di fuoco sui suoi meriti. Di recente, il dibattito si è un po’ spento, poiché i produttori di vino hanno imparato a mitigare il tipo di rosso in stile posacenere e bolla di sapone che ha allontanato tanti bevitori. Il suo miglior pregio è quello di conferire un carattere morbido a un blend, come il sapido Kanonkop Kadette, Stellenbosch 2019 e la splendida combinazione leggera, snella e profumata del Rodano con grenache, syrah e mourvèdre che è Maanschijn Herbarium, Walker Bay 2021. Per quanto riguarda i vini rossi monovitigno, invece, credo che il pinotage sia eclissato dai suoi genitori: il pinot nero e il cinsault, con quest’ultimo responsabile della spruzzata di frutta rossa estiva e dei toni terrosi del rosso di grande valore di Stellenrust.