Jamie Oliver: il 27 maggio 1975 nasce il discusso chef britannico

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Una carriera che ha raggiunto rapidamente i vertici e che altrettanto repentinamente sembra essersi avviata verso il declino. Jamie Oliver è certamente il precursore dei numerosi chef che in questi ultimi anni sono diventati popolari grazie alla televisione e ad alcuni programmi culinari di successo. Apprezzato nei primi anni soprattutto per la sua aria scanzonata, la simpatia e un look sbarazzino, in realtà ben presto quando ha provato a rivedere a modo suo alcune ricette tipiche di vari Paesi è stato criticato per averne stravolto la composizione.

Essendo cresciuto come allievo di Antonio Carluccio, lo chef che per primo ha fatto conoscere agli inglesi le eccellenze della cucina italiana, Jamie Oliver ha voluto fin da subito raccoglierne l’eredità, facendosi promotore della diffusione delle migliori pietanze dello Stivale. Probabilmente, però, in alcuni casi ha un po’ esagerato con il suo tocco personale, infatti è stato subissato di critiche, ad esempio, quando ha proposto la sua chorizo carbonara.

Lo chef britannico e conduttore Tv Jamie Oliver.

A partire dal 2019, il cuoco televisivo britannico è andato incontro ad una serie di problemi soprattutto finanziari. Nel maggio dello scorso anno, dapprima sono stati commissariati e poi chiusi 25 dei ristoranti di sua proprietà sparsi per il mondo. Un fallimento che aveva già dato dei segnali qualche mese prima, quando si erano verificate delle chiusure a Londra (che lo chef aveva attribuito agli effetti della Brexit) e in Australia. Ad oggi risulterebbero ancora attivi i punti vendita dell’aeroporto londinese di Gatwick e il Diner di Soho, mentre almeno un migliaio di dipendenti sarebbero rimasti senza lavoro.

E pensare che nel momento del suo maggiore successo, con la Jamie Oliver Holding, il conduttore inglese era arrivato a fatturare nel 2013 circa 260 milioni di euro, ma era il periodo in cui i suoi libri registravano record di vendite e i fan si recavano nei ristoranti di sua proprietà per assaggiare di persona i piatti proposti in televisione.

Jamie Oliver: una carriera fatta di alti e bassi

Ripercorrendo la vita e l’ascesa di Jamie Oliver, questi nasce il 27 maggio 1975 a Clavering, una piccola cittadina dell’Essex. Fin da piccolo entra in contatto con il mondo della cucina, poiché i genitori sono titolari di un pub, The Cricketers. Il giovane, però, si rende conto che la sua passione culinaria non può restare a lungo confinata nel locale di periferia di famiglia, e così decide di accumulare esperienza altrove.

Trova un impiego dapprima come sous chef presso il River Café di Fulham (ristorante di cucina italiana), quindi passa al Neal Street Restaurant dove diventa allievo di Antonio Carluccio e scopre la sua vera passione per il cibo italiano. E proprio in questo periodo la sua vita cambia: nel 1997, durante alcune riprese della BBC nel ristorante per un documentario, il giovane Jamie viene notato dagli addetti ai lavori che gli propongono di condurre un programma televisivo.

Arriviamo al 1999 e al debutto di The Naked Chef, una sorta di antesignano di MasterChef e degli altri attuali cooking-show. Durante la trasmissione, Jamie Oliver cucina per un ospite speciale o per una precisa occasione. Forte degli ottimi dati d’ascolto, decide di pubblicare anche un libro che porta lo stesso nome del format e che in un battibaleno diventa il volume di cucina più venduto in Gran Bretagna. A questo punto, il giovane chef diventa una sorta di guru della ristorazione ma soprattutto della tradizione culinaria italiana nel Regno Unito. Non a caso, l’ex premier britannico Tony Blair gli affida l’incarico di preparare il pranzo per la visita in Inghilterra dell’allora Presidente del Consiglio Massimo D’Alema.

La carriera di Jamie Oliver continua a volare, infatti diventa protagonista di programmi Tv in tutto il mondo, pubblica almeno una ventina di opere di cucina, e comincia ad aprire vari ristoranti, giungendo fino a Dubai e alla Russia. Inoltre viene molto apprezzato per il suo attivismo in importanti tematiche sociali, fondando Fifteen, un’associazione benefica che punta al reinserimento nella società e nel mondo del lavoro di ex tossicodipendenti e pregiudicati, molti dei quali vengono assunti proprio nei suoi ristoranti. Scende in campo anche per contrastare la piaga del Junk Food, chiedendo al governo di ridurre drasticamente le pubblicità del cosiddetto cibo-spazzatura. Grazie a queste sue attività, diviene membro dell’Ordine dell’Impero britannico.

L’associazione Fifteen fondata di Jamie Oliver.

La fama però espone anche alle critiche. Difatti, qualcuno comincia ad etichettare lo chef inglese come terrorista culinario o cuocastro perché troppo spesso stravolge le ricette di storiche pietanze conosciute in tutto il mondo. Ad esempio, se in Italia non è stata apprezzata la chorizo carbonara, in Spagna è stato attaccato per la chorizo paella, poiché le tipiche salsicce iberiche vanno ad intaccare il vero sapore del piatto spagnolo.

Ma la popolarità televisiva di Jamie Oliver riesce comunque a giungere anche nella Tv italiana. Infatti nel 2011 arriva Great Italian Escape, programma in sei puntate trasmesso su Cielo e nel quale il cuoco e imprenditore della Gran Bretagna si sofferma proprio sulla cucina italiana. Nel 2014 lancia il Jamie Magazine, rivista culinaria che però si rivela un autentico flop. E poi, come accennato in precedenza, il declino sancito lo scorso anno dal crac finanziario della catena internazionale di ristoranti.

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La carriera di Jamie Oliver, dunque, è costellata di alti e bassi, e indubbiamente in questo periodo lo chef e conduttore sta attraversando uno dei suoi periodi più difficili con il gradimento del pubblico che non risulta più ai massimi livelli. Nonostante ciò, essendo un uomo dalle mille risorse, si sta affermando in questa fase soprattutto per la sua attività didattica nelle scuole dove tiene lezioni per informare sul Junk Food e per dare agli studenti validi consigli su come seguire una dieta sana e genuina. E chissà che non abbia in serbo altre sorprese per tornare sulla cresta dell’onda.

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