Il whisky, o acquavite, la nota bevanda resa famosa soprattutto in Scozia, ma pian piano giunta ad altri paesi di influenza britannica, ha un’origine davvero antica.
Se si va a fare un viaggio in Scozia non si può non visitare una distilleria.
Facendolo, si capirebbe l’importanza di questa bevanda in un paese che fonde in essa un ingrediente fondamentale, l’acqua purissima dei suoi fiumi, con una tradizione datata.
La prima menzione scritta del whisky si ha nei rotoli di Exchequer di James IV di Scozia del 1 giugno 1495.
La si potrebbe considerare la prima registrazione, o almeno distillazione del whisky su suolo scozzese.
I rotoli di Exchequer non sono altro che registri medievali dove si annotavano entrate e uscite reali, con riferimenti, per quanto concerne le bevande, a loro dettagli e caratteristiche.
In esso, nel caso specifico, si descrive l’intervento di frate John Cor, o di un suo confratello, intento alla distillazione dell’acquavite di malto.
Probabilmente il risultato era ben diverso da quello attuale.
Infatti, la bevanda non veniva invecchiata in botti, aveva un colore ben più chiaro del whisky attuale e, di conseguenza, un sapore diverso.
Tra l’altro, è assai probabile che l’acquavite venisse aromatizzata con erbe e spezie, come era tradizione anche per il vino medievale.
Il convento dove si trovava padre Cor, inoltre, doveva sorgere nei pressi di un fiume vicino al Tay, la cui acqua ha delle caratteristiche che consentono al whisky di profondere un gusto e un profumo particolari.
Certo è, però, che quel primo tentativo ha rappresentato il punto di partenza per un prodotto davvero unico.
Oggi si producono in Scozia diversi tipi di whisky, di malto o di grano, secondo le direttive indicate a livello legislativo, superando l’impostazione originaria che lo voleva a base di orzo.
Come tutti i prodotti tipici, anche il whisky ha una tradizione antica che si è venuta evolvendo nel tempo, ma mantenendo inalterati i canoni tipici delle origini.