È svolta in Australia nel segno della lotta contro il razzismo. Lo storico formaggio Coon (il cui nome deriva dal suo inventore statunitense, Edward William Coon) non sarà più presente sul mercato con questa etichetta divenuta ormai popolare dal lontano 1926. Questa denominazione, infatti, anche se da sempre ha rappresentato un omaggio al suo creatore, ricorda anche un termine dispregiativo con il quale nello slang vengono chiamati gli aborigeni e, più in generale, le persone di colore.
Si tratta di un importante traguardo raggiunto soprattutto attraverso l’impegno di Stephen Hagan, imprenditore e attivista autoctono australiano che ormai da vent’anni portava avanti la sua battaglia affinché fosse cambiato il nome allo storico formaggio locale. La WCB, società canadese che produce l’alimento, ha ammesso che l’etichetta Coon rievoca anche una terminologia razzista, e per questo motivo ha deciso di ritirare il prodotto caseario dai supermercati almeno fino a quando non verrà introdotto un nuovo brand.
Lino Saputo, direttore esecutivo dell’azienda, ha detto che la sua ditta sente la responsabilità di contribuire alla lotta contro qualsiasi forma di razzismo e per questo motivo, dopo aver valutato a fondo la questione, si è preferito compiere questo «passo importante». Hagan non ha nascosto la propria soddisfazione, parlando di una decisione storica dettata dal buon senso della ditta. Ricordiamo che l’attivista già nel 1999 si era rivolto alla Commissione Diritti Umani e Pari Opportunità per esporre il problema della connotazione razzista del marchio Coon.
Coon e le altre aziende che stanno rimuovendo i nomi che in qualche modo ricordano il razzismo
Il movimento Black Lives Matter contro ogni forma di discriminazione sta convincendo molte importanti società internazionali a fare un passo indietro sui nomi di alcuni prodotti. Il formaggio australiano Coon, infatti, non sarà l’unico a modificare la propria etichetta. Ad esempio, sempre in Australia, due prodotti dolciari rivolti soprattutto ai giovani, ossia Chicos e Red Skins (Pellerossa), come annunciato da Nestlé, presto avranno un’altra denominazione. La multinazionale infatti ha comunicato che questi brand sono contrari ai valori della società e dell’azienda che si basano profondamente sul rispetto.
Le caramelle Red Skins in origine avevano un incarto sul quale campeggiava l’immagine stilizzata di un aborigeno americano con tanto di copricapo tipico sovrastato da piume. L’illustrazione è stata già sostituita una ventina d’anni fa con un’altra più generica e stilizzata. Invece, per quanto riguarda Chicos, fino al 2013 il marchio presentava un bambino di colore che indossava una tuta.