La birra come altri prodotti alimentari, nonché, gas, elettricità, carburante, sono in aumento ovunque. E le cattive notizie non si fermano! Dopo le compagnie aeree, è il turno delle marche di birra di annunciare un aumento di prezzo. Il numero 2 del mondo Heineken e il danese Carlsberg, hanno entrambi previsto di aumentare i loro prezzi per il 2022. La ragione di questo aumento? Il desiderio di compensare l’aumento dei prezzi delle materie prime.
Aumenti previsti per la birra?
“Il 2022 sarà un altro anno difficile. Si prevede che la Covid-19 continuerà a influenzare i nostri mercati in vari gradi (…) Allo stesso tempo, il nostro business sarà influenzato dal sostanziale aumento delle materie prime”, ha scritto Carlsberg nella sua relazione finanziaria annuale. Il gruppo, che possiede i marchi Tuborg, Baltika, Kronenbourg e 1664, avverte che vendere le sue birre più costose “potrebbe avere un effetto negativo sul consumo di birra”. Lo stesso vale per il produttore di birra olandese Heineken. “Compenseremo questi aumenti dei costi di produzione con prezzi in termini assoluti, il che potrebbe portare a un minor consumo di birra.
Grandi profitti, ma i prezzi aumentano?
Birra: è collegata al prezzo dell’energia?
Ci sono più fattori che concorrono all’aumento. Dopo i lockdown, le attività produttive hanno ripreso comportando un rapido aumento per le materie prime. Il prezzo del petrolio è aumentato del 200 per cento dalla primavera del 2020, quello del gas del 30 per cento solo nel secondo trimestre di quest’anno. In Italia il gas naturale si usa anche per produrre il 40 per cento dell’energia elettrica, quindi se aumenta il costo del gas cresce anche quello dell’energia elettrica. L’Europa, inoltre, importa una buona quantità di gas dalla Russia che nelle ultime settimane ha ridotto i flussi a favore dei paesi asiatici. A far lievitare i prezzi, infine, c’entrano anche i permessi per emettere anidride carbonica, rilasciati dall’Europa.
La birra potrebbe cambiare gusto
La crescita dei prezzi al dettaglio
I costi maggiori delle materie prime sono destinati a ricadere sui consumatori. Confesercenti ha stimato a luglio 2021 un incremento dei prezzi all’origine pari al 10 per cento rispetto all’anno precedente per il frumento duro e del 17,7 per cento per il frumento tenero. Questo comporta inevitabilmente un ritocco all’insù anche del prodotto finale, quindi pane e altri beni di prima necessità, considerato che a salire è anche il prezzo della farina.
Il costo della birra
In questo scenario di rialzi che partono dall’energia e arrivano ai beni di prima necessità e di consumo, si registra anche un aumento dei costi di trasporto delle merci, sia via mare che via terra. Costano si più anche gli imballaggi (+35 per cento l’alluminio dal dicembre 2020 ad oggi), l’orzo ha messo a segno un balzo del +50 per cento. Questo vuol dire che anche il prezzo della birra è destinato a crescere. Una buona parte degli analisti ritiene che l’aumento dell’inflazione – aumento generale dei prezzi di beni e servizi misurato come variazione percentuale su base mensile o annua – avrà delle ricadute importanti anche sugli utili delle aziende produttrici di birra nel 2022.
Utili in ribasso?
Per quest’anno, invece, le stime degli analisti non evidenziano grandi scossoni. Ma per il 2022 la storia è diversa. Le aziende produttrici di birra, per compensare gli utili in calo, potrebbero pensare di aumentare i prezzi al dettaglio. E non sarebbe certo una novità perché quando si sono registrare annate negative per il raccolto di luppolo in Baviera, come tre anni fa, l’aumento c’è stato. Le aziende hanno dovuto rivolgersi ad altri produttori, con maggiori costi di trasporto. Altra storia, certo, ma con una possibile costante: quando chi produce birra decide di alzare i prezzi, è molto difficile che poi decida di abbassarli di nuovo. Più probabile, invece, che i grandi produttori possano trovare un modo per uniformare i prezzi, con il fine di aumentare i profitti.