Ormai è un dato di fatto: l’epidemia di coronavirus che da diversi mesi sta attanagliando il mondo, non solo rappresenta un pericolo per la salute umana, ma ha fatto scattare anche un’ampia crisi economica. Anche il settore della ristorazione sta risentendo di questa problematica che si sta abbattendo su diversi comparti, provocando anche la chiusura di aziende o esercizi commerciali. Un’altra «vittima eccellente» del Covid-19 sembra ormai essere anche la cucina d’èlite francese che, soprattutto per quanto riguarda produzione e vendita di champagne e foie gras, è in pesante affanno.
Molti ristoranti transalpini fermatisi durante il periodo del lockdown non sono riusciti a ripartire e diversi hanno deciso di chiudere definitivamente. L’allarme è stato lanciato dal Comitato Interprofessionale dei comparti francesi foie gras, petto d’anatra e confit (CIFOG), il quale ha dichiarato che ad oggi sono a rischio circa 100mila posti di lavoro. L’associazione abbraccia varie categorie, tra le quali allevatori, produttori, macelli, trasformatori e fornitori di mangimi. Un intero indotto quindi sarebbe in ginocchio.
Per quanto riguarda il foie gras, già qualche anno fa il settore aveva dovuto fare i conti con una serie di polemiche che ne avevano rallentato i profitti. Infatti dopo l’influenza aviaria e le accuse degli animalisti in merito alla pratica attuata per avere l’alimento, si era deciso di introdurre una serie di cambiamenti per garantire una maggior tutela del benessere degli animali. Nonostante ciò, nel 2019 New York aveva deciso di vietare il consumo di questo cibo di lusso.
Champagne e foie gras simboli delle difficoltà della ristorazione francese d’èlite
Le attenzioni vengono riservate a champagne e foie gras perché questi sono stati sempre i capisaldi della scuola culinaria d’eccellenza della Francia, dunque risulta particolarmente significativa la loro crisi. Tornando al fegato d’anatra, un duro colpo in questi ultimi tempi è giunto dalla concorrenza sempre più serrata di quello proveniente dalla Bulgaria. Per questo motivo si è provveduto ad introdurre un vero e proprio marchio francese.
Nuovo foie gras basato su batteri intestinali
L’etichetta fornisce assolute garanzie sulla provenienza degli animali e sull’attuazione delle pratiche di biosicurezza, e può vantare il supporto di circa diecimila chef. L’obiettivo è quello di rilanciare le esportazioni per avere un rientro delle perdite causate dal calo del 10% di vendite di foie gras in Francia. Questo dato in diminuzione pare sia legato anche alle nuove disposizioni introdotte per controllare le offerte e le promozioni dei supermercati.
Nemmeno le «bollicine» dello champagne se la passano bene. In questo caso, per cercare di tamponare le perdite, è stata raggiunta un’intesa con i viticoltori che si impegneranno a ridurre la resa delle uve a 8.000 chili per ettaro durante la vendemmia del 2020. Quest’accordo è stato preso in virtù delle stime per niente confortanti che parlano di un tracollo delle vendite di bottiglie di champagne di circa 100 milioni. Inoltre c’è anche il problema di smaltire le eccedenze che sarebbero addirittura un miliardo di pezzi.
Champagne e foie gras, dunque, rappresentano soltanto due esempi dell’ennesimo settore, l’alta ristorazione francese, che sta pesantemente risentendo degli effetti economici che la pandemia di coronavirus sta provocando nel mondo.