Senza volerci ergere a enologi, ecco alcuni consigli per individuare i segnali.
Se siete invitati a casa di amici o al ristorante, potreste trovarvi in difficoltà quando vi viene chiesto di assaggiare il vino che vi verrà servito o semplicemente di dare un parere un po’ obiettivo.
Ecco alcuni consigli di base per riconoscere un buon vino.
La vista
Come probabilmente saprete, la prima cosa da fare è guardare il vino. Si tratta di determinarne il colore, che nel caso di un liquido interessante sarà molto spesso intenso e brillante.
L’età del vino può essere giudicata dall’intensità del colore. Ad esempio, una tonalità arancio-rossa/mattone/marrone (per un rosso) e una tonalità dorata (per un bianco) sono sinonimi di annate vecchie.
Il naso
Questa volta è necessario ricorrere a un altro senso: l’olfatto. Dopo aver versato un po’ di liquido, inspirate per il “primo naso”. Noterete se è “aperto”, cioè accompagnato da fragranze floreali o minerali, mentre se è “chiuso”, e sentite poco o nulla, forse dovrete lasciarlo arieggiare.
L’equilibrio
Sono quattro le caratteristiche che determinano l’equilibrio di un vino:
l’acidità, in altre parole la freschezza
l’amaro, che si riferisce al tannino che a volte conferisce al vino una certa ruvidità;
la pastosità, che dipende dal grado di alcol e di zucchero;
dolcezza, per la squisitezza e la morbidezza.
Lunghezza al palato
Conosciuta anche come retrogusto, è il tempo in cui gli aromi rimangono in bocca dopo aver sputato o deglutito il vino. In altre parole, il ricordo che lascia. La quantità di aromi percepiti e la loro intensità dipendono da una serie di fattori, ma la qualità delle uve utilizzate e la loro maturità rimangono gli elementi principali.
Più un vino è “lungo” (tra i 5 e i 10 secondi o più), più è probabile che sia di alta qualità.