La crisi economica causata dall’emergenza coronavirus sta mettendo in ginocchio diversi settori, e tra questi uno dei più colpiti è quello della ristorazione. I dati emersi da un’analisi di Confesercenti e Swg sono piuttosto eloquenti e preoccupanti: dopo il lockdown circa centomila ristoranti e trattorie non sono riusciti a riaprire, mentre sono mezzo milione gli hotel, i bed & breakfast, i negozi e i bar che hanno affermato di essere in affanno in seguito alla ripartenza. A questi si aggiungono i numeri dell’Istat, in base ai quali almeno i due terzi delle attività di ristorazione italiane potrebbero abbassare le saracinesche nei prossimi mesi, con migliaia di posti di lavoro che ad oggi sarebbero in bilico.
La crisi di ristoranti e trattorie va ovviamente diversificata a seconda delle strutture. In questa fase riescono a resistere i locali super-stellati che possono contare su uno zoccolo duro di clienti fedeli e su degli spazi adeguati al rispetto della norma del distanziamento sociale. Decisamente più drammatica, invece, è la condizione in cui si trovano i titolari di osterie e piccole attività di ristorazione che fanno proprio della condivisione dei piccoli spazi e del contatto con gli avventori i loro punti di forza. Nonostante le difficoltà, sono diversi gli esercenti che hanno provato a rimettersi in moto anche per scongiurare la cassa integrazione per i dipendenti.
Il tempo però non sta giocando a favore di queste imprese, soprattutto per i costi e le tasse che diventano sempre più ingenti a fronte di introiti decisamente in ribasso. Ad esempio, un titolare di ristorante che ha un lavoratore che guadagna 1.500 euro netti al mese, deve sostenere delle spese pari a circa 50.000 euro all’anno. E se a tutto ciò si aggiungono le imposte e i prezzi d’affitto che solo in sparuti casi sono calati grazie ai proprietari degli stabili che hanno deciso di venire incontro agli affittuari, si comprende come la situazione sia insostenibile in gran parte del Paese. L’arrivo della stagione autunnale potrebbe peggiorare ulteriormente le cose.
L’autunno potrebbe acuire la crisi di ristoranti e trattorie
Durante il periodo estivo, approfittando anche delle giornate belle e calde, diverse amministrazioni comunali hanno concesso alle strutture di ristorazione dei permessi speciali per poter usufruire di spazi all’aperto. In questo modo è stato possibile almeno tamponare la riduzione dei posti all’interno per rispettare le distanze in tempi di emergenza coronavirus. Al contrario, le criticità potrebbero aumentare con l’avvento dell’autunno e del maltempo. In tal caso andrebbero a diminuire le postazioni all’aperto e la clientela potrebbe sentirsi ulteriormente scoraggiata dall’andare a pranzo o a cena al chiuso e con tutte le limitazioni legate alle regole di contrasto al Covid-19.
Inoltre ci si chiede se almeno la cosiddetta clientela d’affari possa almeno in parte salvare ristoranti e trattorie italiani. In tempi normali, con il rientro al lavoro, erano numerosi i convegni, i meeting o gli incontri organizzati presso le strutture ricettive, così come i dipendenti che si recavano nei locali durante la pausa pranzo. Adesso però, con l’introduzione dello smart-working, in molti non lasceranno le proprie residenze e terranno i vertici e le conferenze direttamente online e a distanza. Infine si teme anche che il turismo di alta qualità presso le strutture ricettive a cinque stelle, soprattutto da parte degli stranieri, possa faticare a rilanciarsi.
Confesercenti ha posto l’accento anche su un’altra terribile piaga che potrebbe fungere da colpo di grazia alla ristorazione nazionale: la criminalità organizzata. Sembra che la malavita si stia già fiondando su diversi locali delle metropoli, approfittando delle difficoltà finanziarie dei proprietari per acquistare le attività in contanti e a prezzi stracciati. Purtroppo in queste ultime settimane sono anche aumentati i numeri di coloro che, in preda alla disperazione e oppressi dai debiti, si sono suicidati.
L’alta cucina francese risente della crisi economico-sanitaria
Teresa Bellanova, ministra delle Politiche agricole alimentari, ha annunciato che presto verranno stanziati circa 600 milioni di euro per venire incontro alle esigenze della ristorazione e dell’agricoltura italiana. Gli esercenti sperano che questo supporto economico arrivi al più presto e che le istituzioni non abbandonino un comparto che, da solo, è capace di raggiungere una percentuale del 12% del PIL nazionale.