Il Wine Club nato in Alta Langa propone un’ampia offerta tra l’heritage della Cantina del Relais San Maurizio e le etichette che riflettono la cura e l’attenzione nei confronti del territorio da parte delle cantine produttrici. Spesso a conduzione familiare e che fanno dell’essere piccole un tratto distintivo.
San Maurizio Wine Club e le etichette
Il concetto di En-Primeur, notoriamente utilizzato nel mondo enologico in riferimento ai grandi Chateaux di Bordeaux. Torna al suo significato originale per il San Maurizio Wine Club. Oltre alle rinomate etichette di Bordeaux, propone En-Primeur di Barbaresco e Barolo con tirature. Estremamente limitate e altrimenti difficili trovare tra cui il Barbaresco di Fratelli Cigliuti, il Rabajà di Bruno Rocca, il Barolo di Pira – Chiara Boschis. Tutte produzioni limitate da essere spesso rapidamente fuori dal mercato (e proprio per questo estremamente pregiate). “Questa è la filosofia di San Maurizio Wine Club che ha deciso di valorizzare l’importanza di questi vini autoctoni. Per sottolineare la loro grandissima qualità e fedeltà al territorio. Caratterizzato da una produzione condotta da realtà familiari anche di piccole dimensioni”.
Ma è proprio questa la sfida
“Accompagnare il consumatore e l’amante del buon bere in un percorso verso scelte responsabili e sostenibili. Per compiere investimenti di lungo periodo non solo su un prodotto. Ma anche su territori e persone”, afferma Giuditta Gallo, con la sorella Arianna proprietaria del Relais San Maurizio e fondatrice del San Maurizio Wine Club. Questo può contare anche sulla storicità della cantina del San Maurizio. Arricchita con la costanza di un gusto uniforme pensato per il consumatore più che per il collezionista.
Il risultato sono etichette davvero speciali
Acquistate anno per anno e custodite in perfette condizioni. Non solo bottiglie singole, ma verticali e orizzontali di vini che oggi hanno acquisito un valore unico. Proprio per la possibilità di averle, e assaggiarle, insieme. Tra queste, oltre a un’orizzontale di Barolo storici di Gaja e una di Barbaresco di Ceretto 1990 (provenienti da due vigne che, oggi, sono state invece classificate come un unico cru). Spicca sicuramente una verticale di Ornellaia, di cui al momento vengono offerte tre annate storiche, tra cui una con etichetta dedicata ai 25 anni del progetto: “L’idea è quella di lanciare sullo shop anche le altre annate, in modo da permettere agli appassionati di acquistare poco a poco una verticale di oltre sette anni di questa bottiglia spettacolare che ha fatto, e fa tutt’oggi, la storia del vino italiano” – osserva Arianna Gallo.
La cantina del San Maurizio
E’ una collezione viva, che ogni anno racconta la propria contemporaneità e, guardata in prospettiva, dal futuro, è una radiografia della storia del vino vissuta dal punto di vista della Langa e Monferrato. Ne è la prova l’etichetta di Gamba di Pernice del 1990 prodotta da Tenuta dei Fiori, la prima realtà a credere in questo vitigno – oggi iscritto al Registro ufficiale dei vitigni come “Gamba Rossa” – che quasi per gioco nel 1983 viene vinificato mettendo in luce tutte le potenzialità di un vino aromatico dai caratteri unici, ottimo per l’invecchiamento, una varietà tardiva nella maturazione e resistente ai cambiamenti climatici.
Il 1990 è il primo anno
I questo anno, il produttore, Valter Bosticardo, decide di etichettare e commercializzare la sua creatura. Una data che, grazie alla scommessa giocata da tanti ristoratori, tra cui Guido da Costigliole, segna l’inizio di un percorso di valorizzazione di questo vitigno e di questo vino che oggi è una denominazione di origine controllata, il Calosso DOC. Questa è una delle tante storie di riscoperta e valorizzazione di vitigni rari e scomparsi che accomuna e caratterizza la ricchezza dell’Italia del vino. Come nel caso del Bramaterra, una denominazione oggi poco conosciuta rispetto ai più noti Barolo e Barbaresco. Eppure è proprio grazie alle denominazioni dell’Alto Piemonte che il Nebbiolo ha iniziato a farsi conoscere a livello internazionale. Il Bramaterra è una delle affascinanti espressioni di queste regioni e Tenute Sella è senza dubbio una delle più antiche realtà sul territorio, attiva fin dalla fine del ‘600.
Proporre ai clienti del San Maurizio Wine Club
Una bottiglia del 1978 è soprattutto un omaggio alla tradizione e alla storia di un vino che ha vissuto alti e bassi: da essere punto di riferimento dell’eccellenza del nebbiolo piemontese al periodo passato nell’ombra della fama dei vini delle Langhe fino a oggi, quando queste denominazioni stanno tornando alla ribalta per il clima fresco e per la caratteristica bevibilità.
Ma l’orizzonte del Wine Club non è solo piemontese
La cantina del San Maurizio propone altre annate storiche di vini mitologici italiani e internazionali quali Chateau d’Yquem – Sauternes, Dagueneau – Les Jardins de Babylone 2004, Conterno Giacomo – Cascina Francia 2009 e Tua Rita, Redigaffi 2010, Chateau Pichon Longueville Comtesse de Lalande – Pauillac 2012: vini rarissimi, che rappresentano la storia e la personalità della cantina del San Maurizio e di coloro che se ne prendono cura arricchendola di anno in anno.
San Maurizio Wine Club
Dalla volontà di valorizzare lo stretto rapporto tra il Relais San Maurizio e il vino nasce l’idea che porta alla creazione del San Maurizio Wine Club. La tradizione che collega il Relais San Maurizio al mondo del vino è senza alcun dubbio tra le più antiche. Molteplici documenti testimoniano la produzione nel monastero fin dalla fondazione nel 1619 e, da quest’anno, le uve delle storiche vigne di Moscato, vitigno che in questa zona trova la sua massima espressione, daranno vita al primo vino a produzione San Maurizio. Da anni la struttura collabora con i produttori locali per assicurare ai suoi ospiti le migliori eccellenze del territorio e conserva, nelle sue storiche e suggestive cantine, una ricca collezione di vini da tutta Italia e dalle più note regioni del mondo.